S’inaugura sabato 14 aprile 2012 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Miti e dintorni” di Carmelo Di Certo. Testo critico di Elena Colombo. La mostra resterà aperta fino al 28 aprile 2012 con orario 15.30 – 19.00 dal martedì al sabato.
Nelle opere di Carmelo Di Certo il paesaggio si anima di forme in cui il soffio divino unisce l’uomo alla natura. Gli dei della cultura classica strutturano un discorso che sembra raccontare un mito contemporaneo e universale. Gli elementi naturali diventano protagonisti, ricettacoli vivi del trascendente i corpi si trasformano in emanazioni vegetali, tentacolari e proteiformi, con il loro colore deciso e quasi fisico s’intrecciano in mille rimandi ai grandi della pittura sempre, trasfigurati da un linguaggio personale, originale e provocatorio. L’artista lancia un messaggio ironico che non sempre arriva agli spettatori, spesso spaesati di fronte a distorsioni aliene e disturbanti. I canoni dell’arte figurativa incontrano le forme del Rinascimento italiano, ma perdono morbidezza della pittura vasale greco-romana e la raffinatezza dei particolari di Leonardo per imitare soltanto la forza cromatica delle tinte che richiamano la terra. Così l’artista raffigura creature lontane dal mondo, smarrite in giardini che conservano reminescenze delle visioni allucinate di Hyeronumous Bosch o delle lande semi-deserte in cui si sciolgono gli orologi di Salvador Dalì. In Di Certo il sentimento traspare dall’impeto del movimento e non dalla perizia tecnica o dalla profondità introspettiva: il tema ricorrente è l’analisi surrealista dell’anima che si popola di presenze inquietanti, mentre la corrente tumultuosa di un fiume pare simboleggiare la vita e la memoria, nell’ottica del Panta Rei – il “Tutto Scorre”. La filosofia ellenica in questi quadri si sintetizza nell’arricciarsi di piccole onde. Il realismo è completamente annullato dalla violenza visiva dell’assenza di sfumature. La tecnica prevalente è quella del “dépaysage” caratterizzata dall’accostamento d’elementi molto diversi tra loro in modo da creare una continuità per contrasto. La musica degli aedi sottolinea il disagio suscitato da occhi e mani disincarnati; un albero solitario di fronte al mare può tramutarsi in un nuovo Giove; il Sapere – la conoscenza da sempre ambita e contesa – è rappresentata come un valore che passa di mano in mano, legando il presente e il passato.