S’inaugura sabato 29 settembre 2012 alle ore 17:00, nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Punti di vista” di Giovanni Copello a cura di Valentina Isola. La mostra resterà aperta fino al 13 ottobre 2012 con orario 15.30 – 19.00 dal martedì al sabato.
Il mare in tutte le sue declinazioni e i suoi protagonisti sono il leitmotiv della mostra “Punti di vista” di Giovanni Copello che espone una serie di avvincenti scatti fotografici che ci guidano, come in un viaggio, verso nuove emozioni, sensazioni, suoni e odori. All’improvviso sembra di essere catapultati, come d’incanto, in mezzo al salmastro, al rumore e ai colori del mare; pare quasi che i natanti prendano vita e che non siano impressi in uno statico “click”, ma che siano in perenne movimento e seguano le correnti: già un primo sommario sguardo ti pone fisicamente dentro ai fotogrammi, con il vento che scompiglia i capelli e che ora, accarezza ora schiaffeggia la pelle.
Le differenti angolature utilizzate tramutano la sala in un collages di sguardi diversi che diventano: ora “occhio nostalgico” nei toni volutamente saturi dell’azzurro – giallo delle onde e del peschereccio che le solca, ora “sguardo” che si focalizza sulla prua di una maestosa nave che fende il grigio mare, ora “accattivante sfondo” verde - natura che si staglia contro il luccichio metallico delle lamiere di uno yacht in un contrasto reale e stridente. Ecco, poi, Portofino: addobbata a festa, illuminata da fulmini maestosi, solcata da un grosso natante sfavillante: le luci si accendono nel buio della notte ora come bagliori repentini e improvvisi ora come luminarie rassicuranti e statiche. Un’altra scena ritrae un piccolo gommone in balia dei marosi che sembra quasi essere inghiottito dalla prua di una possente nave dalle sembianze marmoree. Eccoci poi davanti ad uno scatto in bianco e nero, quasi una cartolina d’altri tempi, che immortala, al posto di barche d’epoca, lussuosi yachts sulle brezze di un mare bianco argenteo. Il mare è talvolta di un denso blu - petrolio, talvolta scia bianca e vivida disegnata da un motore nell’acqua, oppure porto sicuro per barche, ordinatamente in fila, brillanti di luci azzurro-blu nel buio della notte. In un’altra inquadratura appaiono stagliate contro il cielo e il mare le lunghe e affusolate vele piegate dal vento: i toni del grigio della fotografia donano loro un sapore antico che si contrappone alle vedute di lussuosi scorci di prue e visioni laterali o frontali di meravigliosi, longilinei, levigati e scintillanti natanti che si fondono con il blu-nero del mare. L’unico scatto dove sembra dominare l’uomo, ma dove ancora una volta è protagonista la natura, è quello in cui il mare diventa quasi petrolio, oro nero dal quale emerge uno statico e quasi robotico volto mascherato da sub eretto a contemporanea statua marina.
Dalla visione di questa esposizione emerge l’eterna dicotomia uomo - natura: il cupo delle onde, la forza, a volte spietata del mare, che spiazza e vince comunque sull’individuo pensante che credeva d’averla imbrigliata, attraverso le sue imponenti opere come le maestose navi. Il valore aggiunto di queste fotografie sta proprio nel far immaginare ciò che non è inquadrato: il capitano o il marinaio che, al contempo, temono e amano ciò che li circonda e che, peraltro, compaiono solo in alcune inquadrature (di scorcio o in lontananza), li immaginiamo comunque intenti a domare la loro maestosa nave o a fare veleggiare la loro esile barchetta.
Queste opere cariche di volumi, di sfaccettature visive, formali e quindi mentali giocano armoniosamente tra primi e secondi piani, tra particolari e visioni d’insieme, tra grande e piccolo, tra maestoso e contenuto nei volumi, tra tondi e concavi, tra pieni e vuoti, tra sinuoso e “squadrato”, tra chiaro e scuro, tra ombre e luci, tra spigoli e angoli smussati, tra antico e moderno, tra memoria e attualità, tra il lusso (delle barche) e la semplicità struggente (della natura). Una mostra questa che non è solo un inno alla bellezza, alla perfezione e all’armonia delle cose (siano esse artificiali o naturali), ma che vuol essere soprattutto un inno alla natura, all’esistenza degli uomini e alla gente di mare.