S’inaugura sabato 29 settembre 2012 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Dalla Liguria al Brasile attraverso il colore” di Hélène Cortese a cura di Roberto Martone. La mostra resterà aperta fino al 13 ottobre 2012 con orario 15.30 – 19.00 dal martedì al sabato.
… Così il giallo richiama il viola, l’arancio l’azzurro, il porpora il verde e viceversa. Così tutte le sfumature si richiamano alternativamente, il colore puro richiama quello composito e viceversa … Sono parole di Goethe, dalla “Teoria dei colori” del 1810. Parole che si adattano bene al lavoro e alla ricerca pittorica di Hélène Cortese.
Pittura, poesia, entusiasmo e un senso di partecipazione spontanea alle cose del mondo, in cui accordo di colori dove gioia e malinconia si incontrano, dove albeggia la speranza del cuore, la musica del silenzio, la visione delle lontananze. Pur nella semplicità (voluta) dei mezzi pittorici, l’espressione del messaggio dell’artista è completa e convincente.
Hélène sembra volerci comunicare che la vita è anche solarità, luce, respiro libero.
Anche se questa luce, in parte, ce la dobbiamo inventare: coi colori per esempio, la fantasia e la fiducia in noi stessi. Un messaggio che ci viene incontro con la leggerezza di chi non vuole imporci nulla, ma solo invitarci a un cammino di speranza. Le deformazioni figurali non sono di derivazione espressionistica, ma motivate da una fantasia che elude il realismo per condurci verso territori dove sono possibili felicità e mistero, metamorfosi e palpiti di sogno.
Sogni di primavera. Quasi per sempre.
Le variegature stilistiche della pittura di Hélène Cortese, che potrebbero essere apparentate a divagazioni, si trasformano invece, come per incanto, in momenti di unità fantasmatica e di fascinazione cromatica.
Sono apparizioni e naturalità, purezza e trasparenza; oscillazioni terse come cristalli di rocca, indagini lievi alla ricerca di una presenza serena nel mondo.
In definitiva Hélène non cambia radicalmente l’aspetto di ciò che vede o incontra e delle cose ci propone una rappresentazione di nuova vitalità, freschezza e risonanza timbrica.
L’oggetto pittorico s’identifica con l’organizzazione dei segni che lo formano e la memoria culturale ci porta a un riferimento e a una visione lontana, forse quella che appare nella pittura fauve di Raoul Dufy.